Racconto di Natale, la vecchia Phoebe: seconda parte

di Redazione 0

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Ormai è chiaro che adoro le favole di Natale e probabilmente non crescerò mai in questo senso. Vi abbiamo raccontato la prima parte della storia legata alla vecchia Phoebe e ora proseguiamo per scoprire come va a finire:

Salve! – sentii che diceva la vecchia Phoebe. – Non riuscivo a dormire. Ti sei divertita?
Moltissimo, – disse mia madre, ma era chiaro che non era vero..
Non ci prova mai molto gusto, quando va fuori. -Si può sàpere perché sei sveglia? Stai abbastanza calda?
Sì che sto calda. E solo che non riuscivo a dormire.

Phoebe, hai fumato una sigaretta qua dentro? Fammi il piacere di dire la verità, signorina.»
Cosa? – disse la vecchia Phoebe.
Mi hai sentita
Ne ho soltanto accesa una per un attimo. Ci ho dato soltanto una boccata. Poi l’ho buttata dalla finestra.
Si può sapere perché? –
Non potevo dormire.
Non mi piace, Phoebe. Non mi piace affatto, – disse mia madre.
Vuoi un’altra coperta?
No, grazie. ‘Notte, – disse la vecchia Phoebe. Stava cercando di liberarsi di lei, si capiva benissimo.
Sentii mia madre uscire e chiudere la porta. Aspettai un paio di minuti. Poi uscii dal ripostiglio.
E piombai in pieno addosso alla vecchia Phoebe, perché era buio pesto e lei era scesa dal letto per venire ad avvertirmi.
Ti ho fatto male dissi,  Bisognava bisbigliare, adesso, perché erano tutti e due a casa.
Devo .. filarmela, – dissi. Trovai nel buio l’orlo del letto, mi sedetti e cominciai a mettermi le scarpe. Ero alquanto nervoso.
Non lo nego.
Non andartene adesso, – bisbigliò Phoebe. Aspetta che dormano!
No. Adesso. Adesso è il momento migliore, – dissi. – Lei sarà in bagno e papà aprirà la radio per il notiziario e compagnia bella. Adesso è il momento migliore –
Quasi non riuscivo ad allacciarmi le stringhe, con quel maledetto nervosismo che mi era preso. Non che se mi avessero colto lì a casa mi avrebbero ammazzato o chi sa che, ma sarebbe stato
molto spiacevole con quel che segue. – Dove diavolo sei? – dissi alla vecchia Phoebe.
Era così buio che non riuscivo a vederla.
Qui -.Stava in piedi proprio vicino a me. Non la vedevo nemmeno.
Ho quelle maledette valige alla stazione,  dissi. -Sta’ a sentire,
Phoebe. Hai un po’ di soldi tu? lo sono praticamente a terra.
Solo quelli di Natale. Per i regali eccetera. Non ho ancora fatto nessuna spesa. .
Oh!  Non volevo portare via i soldi di Natale.
Ne vuoi un po’? disse.
Non voglio portarti – via i soldi di Natale.
Posso prestartene un po’, -disse lei. Poi sentii che andava alla scrivania di D. B:, apriva un milione di cassetti e tastava con la mano.

Pareva di star nella pece, il buio che c’era nella stanza, – Se te ne vai, non vieni a vedermi recitare disse. La sua voce aveva un tono strano, quando disse così.
Ma sì che vengo. Non me ne vado prima della tua recita. Credi che voglia perderla? – dissi. Probabilmente va a finire che starò a casa del professor Antolini fin verso giovedì sera. Poi verrò a casa. Se mi è possibile ti telefono.
Tieni, – disse la vecchia Phoebe. Stava cercando di darmi i soldi, ma non riusciva a trovare la mia mano. Dove?
Mi mise i soldi in mano.
Ehi, non mi occorre tanto, – dissi. – Dammi solo due dollari, bastano.
Senza scherzi, tieni – Cercai di ridarglieli, ma lei non volle prenderli.
Puoi tenerli tutti. Poi me li ridai. Portali alla recita.
Quant’è, Dio santo?
Otto dollari e ottantacinque cents . Sessantacinque cents. Ho speso qualcosa.
Allora, tutt’a un tratto, mi misi a piangere. Non potevo trattenermi.
Piangevo in modo da non farmi sentire, ma piangevo.
La vecchia Phoebe si prese uno spavento da morire, quando mi misi a piangere e mi venne vicino e cercò di farmi smettere, ma quando uno comincia non può micasmettere di punto in bianco, accidenti!
Stavo ancora seduto sull’orlo del letto, quando cominciai, e lei mi mise il braccio intorno al collo, e anch’io l’abbracciai, però non riuscii a smettere per un bel pezzo.
Pensai che stavo per morire soffocato o giù di lì. Ragazzi, che spavento si prese lavecchia Phoebe! Quella maledetta finestra era aperta eccetera eccetera, e io sentivo che Phoebe stava tremando tutta, perché addosso non aveva che il pigiama.
Cercai di farla tornare a letto, ma lei niente. Alla fine smisi, ma mi ci volle proprio un sacco di tempo. Allora finii di abbottonarmi il soprabito e tutto quanto.
Le dissi che mi sarei tenuto in contatto con lei. Lei mi disse che potevo dormire con lei, se volevo, ma io dissi dì no, che facevo meglio a filarmela, che il professor Antolini mistava aspettando e compagnia bella. Poi tirai fuori dalla tasca del soprabito il mio berretto da cacciatore e glielo diedi. A lei piacciono quèi cappelli matti.
Non lo voleva, ma glielo feci prendere per forza. Scommetto che ha dormito con quel berretto in testa. I cappelli così le piacciono da morire. Poi le dissi uri’altra volta che se mi fosse stato possibile le avrei telefonato e andai via.

Uscire di casa fu estremamente più facile, di quanto  era stato entrare chi sa perche.
Tanto per.. cominciare, non me ne importava: quasi più niente se mi pescavano.
Davvero. Pensai che se mi pescavano amen.
Quasi lo desideravo, in un certo senso.
Invece di prendere l’ascensore, feci tutte le scale. fin giù. Le scale di servizio. Per poco non mi rompevo il collo, inciampando in circa dieci milioni di secchi dell’immondizia, ma uscii magnificamente. Il ragazzo dell’ascensore non mi vide nemmeno.

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