Lauda del Natale del XIV secolo

di Redazione 0

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E’ di un anonimo del  XIV secolo questa Lauda del Natale che celebra il 25 dicembre attraverso rime baciate.

LAUDA DEL NATALE

Cantiam di quello amor divino,

di Iesù Cristo piccolino.

Or quellera amor rosato
veder Cristo, amor beato,
picciolino fantin nato,
aulente fior di gersonzino

Sì fu alto amore e caro,
che i tre magi l’aroraro;
con reverenzia i presentaro
encenso e mirra e auro fino.

Grande umiltade pensare
che volse l’angel andare
alli pastori annunziare
che è nato Cristo mammulino.

La mangiatoia fu il suo letto,
l’asin e i bue ebbe ‘n sul petto,
ben ebbe ‘l mondo in dispetto
fin ched e’ fu picciolino.

Accade Qualcosa da Oriente
di Gregorio Curto

“Perdindirindina, che smacco, che scorno!
Da due settimane mi guardo all’intorno;
alzando anelante al cielo lo sguardo
sul grande terrazzo ogni notte mi attardo;
mi piaccion le stelle, ma ora che faccio?
poiché non si vedon con questo tempaccio…!
E io che speravo veder la cometa
che annuncia l’avvento del Grande Profeta…!”
Si rode di rabbia il buon Baldassarre
che fausti presagi dagli astri sa trarre,
finché per un vento possente improvviso
ritorna sereno il suo nobile viso.

Si popola il cielo di tante fiammelle:
son mille, un milione di fulgide stelle;
tra queste più chiara, notata dal saggio,
l’attesa cometa lo invita ad un viaggio.
‘La scienza degli astri di certo non mente:
qualcosa di grande accade in oriente!
Zibilio, t’affretta, prepara i cammelli
con viveri, doni e pesanti mantelli.
Avvisa il buon Gaspare, avvisa Melchiorre:
raduno alle tre proprio sotto la torre;
sul capo i turbanti, i libri alla mano
andiamo a cercare il Grande Sovrano.”

Scavalcano monti, percorron deserti;
i vecchi sapienti si mostrano esperti
di astri e di storia, di viaggi e di scienza
e associano audacia cultura e prudenza.
Ma al settimo giorno son stanchi e abbattuti,
fatica e sconforto li rendono muti;
la stella cometa, sparita dal cielo,
ricopre le menti di un torbido velo.
Poi guardan lontano. Si fregan le ciglia:
si staglia, torreggia di lì a poche miglia,
la bella città capitale del regno
che Erode governa ma senza ritegno.

E Gaspare rompe il silenzio glaciale:
“Andare fin là mi parrebbe non male.
Chiediamo al Palazzo, astrologi miei,
dov’è che è nato il Re dei Giudei”.
Arrivano a corte e raggiungono Erode
il quale però trama loro una frode;
lo rode l’invidia al pari di un tarlo:
non ama il Bambino, non vuole adorarlo!
Raduna gli scribi, consulta i suoi saggi:
“Sapete se qui, in città o nei paraggi,
è nato il Messia?”- “Di certo a Beltlemme”;
rispondono i saggi marcando le emme.

Poi torna dai Magi: “Potete partire
(ma cerca il Messia per farlo morire!):
andate a Betlemme e fate buon viaggio
cercate il Bambino e rendetegli omaggio”.
Avuto da Erode del cibo e del vino
il trio dei sapienti riprende il cammino:
– Guardate, non è che si viaggi per niente…
risplende la stella già apparsa in oriente!
– Seguiamola lieti, raggianti di gioia,
scordiamo i disagi e bando alla noia!
– Di certo ci porta al Profeta, al Messia
non può che essere questa la nobile via!

I Magi s’affrettan, li guida la stella
che vedono nitida e sempre più bella.
Arrivano infine ad una capanna:
tra loro e il Bambino c’è appena una spanna.
Si prostrano muti, sorpresi, stupiti,
raggianti nel volto e nel cuore contriti…
e aperti gli scrigni del loro tesoro
gli offrono incenso con mirra e con oro.
La storia dei Magi riguarda un Evento
che me – vedi bene – fa molto contento;
è un fatto passato che è ancora presente:
amici, Accade Qualcosa da Oriente!

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