Il panettone e la sua magica storia

di Redazione 0

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Qual è il dolce tipico delle feste di Natale? In qualunque parte di Italia voi possiate trovarvi non c’è storia, vince sempre il panettone. Oggi si trova dovunque e, nella maggior parte dei casi, è confezionato e prodotto a livello industriale. Moltissime le marche in questo senso e gli ingredienti che lo completano anche se la ricetta base è la medesima. E’ possibile, quindi, preferirlo semplice, con le creme, con il cioccolato, con o senza copertura di glassa, con le mandorle o, ancora, basso, alto, con i canditi, con l’uvetta o senza tutte queste aggiunte caloriche.

Un tempo però, come è facile immaginare, non era così raffinato e le antiche leggende dicono pure che fosse molto popolare. In primo luogo, però oggi chi assaggia il panettone si chiede subito da dove deriva il suo nome. Si pensa che arrivi direttamente dal suo inventore, proprietario della bottega dove fu creato la prima volta. Si trattava di un certo Toni, che è quindi rimasto immortale nei secoli attraverso il suo gustoso dolce. Parliamo, quindi, del Pan del Toni, ovvero panettone. Il periodo di riferimento è quello degli Sforza, a Milano e Toni doveva essere il loro aiuto cuoco. Qui si vendeva il pane e gli affari non andavano bene. La crisi si faceva sentire e si rischiava di fare la fame.

Sulla scena però si presentò Ugo che era innamorato di una giovane aiutante d Toni e si fece assumere come garzone. Una notte nella speranza di cambiare la sua situazione economica e per fare colpo sulla ragazza, decise di provare un nuovo impasto. Vi inserì pure del burro che era riuscito a reperire e gli affari ebbero subito una impennata. La commessa tra l’altro lo notò immediatamente. In seguito vi si misero uvette e canditi fino ad arrivare alle varietà attuali. Non si tratta quindi dell’unica storia in merito e molte hanno anche uno sfondo religioso. Qualcuno dice che si trattasse di un pane fatto in casa con la supervisione del capofamiglia che prima della cottura incideva una croce sulla sommità in segno beneaugurale per il nuovo anno o si dice che fosse il piatto forte di suor Ughetta. Quest’ultima era la cuoca di un modesto convento e con pochi ingredienti per regalare un Natale diverso alle sue consorelle.

 

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