Racconto per il Natale di Dino Ticli: terza parte

di Redazione 0

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Vi è piaciuto fino a questo punto il racconto inedito di Dino Ticli dal titolo “La strada giusta?”. Ecco che proseguiamo la nostra storia insieme per scoprire come va a finire:

– Non segua la strada delle colline, ma quella bassa. In paese troverà tutto quello che cerca. Anch’io verrò in paese, prima però devo recarmi da mio cugino.
– Grazie, e tenga pure l’otre: ne ha più bisogno di me.
L’uomo si alzò, osservò per un attimo la giacca ricevuta in dono e quindi la rivoltò. – Adesso è più bella! – concluse soddisfatto.
– Il mondo è pieno di zotici! – commentò fra sé l’uomo d’affari osservando la sua giacca firmata ridotta a uno straccio.

Alcune case bianche e piuttosto misere gli segnalarono l’entrata del paese. Divennero via via più numerose, e anche la gente aumentava.
Nessuno faceva molto caso al suo abbigliamento. Da una parte la camicia e il gonnellone da soli non erano così appariscenti, dall’altra il villaggio sembrava popolato da gente proveniente da ogni parte del mondo che sfoggiava vestiti strani e di svariati colori.
D’improvviso gli comparve d’innanzi un uomo con una folta barba nera e due sopracciglia cespugliose.
– Sei un Romano? – gli chiese sottovoce, come se avesse voluto confidargli un segreto.
Beh, non era proprio di Roma, ma forse era più romano lui di tutti gli abitanti di quel paese.
– Sì, quasi – rispose allora.
– Ho visto che ti guardavi attorno: hai perso qualcosa?
– Sì, la strada per la mia banca…
– Banca…
“Un altro ignorante!” pensò l’uomo d’affari. Ma fu subito smentito.
– Sei proprio un Romano. Qui vogliamo molto bene ai Romani – affermò deformando il volto in una smorfia incomprensibile. – Vieni con me, conosco un luogo dove potrai trovare tutte le banche che vuoi.
– Magnifico! Forse non saranno la mia, ma almeno loro sapranno indicarmi la strada giusta.
L’uomo gli rispose con un sorriso sgradevole e fece segno di seguirlo.
– Il mondo è pieno di amici! – esclamò soddisfatto l’uomo d’affari.
Camminò per vicoli e viuzze sempre più stretti e tortuosi seguendo l’uomo che a un certo punto fischiò.
A quel richiamo, sbucarono da tutte le parti altri personaggi loschi che iniziarono a suonargliele di santa ragione.
– Stavo solo cercando… – provò a dire senza successo. 
Cercò dapprima di ripararsi con la borsa, poi scappò a gambe levate. Tuttavia una decina di persone inferocite gli fu subito dietro.
Era allo stremo delle forze quando, svoltato un vicoletto, una mano lo afferrò e lo trasse all’interno di una casa.
– Il mondo è pieno di imbecilli, e io sono uno di questi! – sbottò cercando di riprendere fiato.
– Non ti arrabbiare troppo: quelli ce l’hanno a morte con i soldati romani.
– Ma io non sono un soldato, e non sono neppure romano!
– Non importa: adesso ti ho ritrovato e posso sdebitarmi.
– Ah, – esclamò riconoscendolo – tu sei il ferito a cui ho dato la mia giacca. – Grazie per l’aiuto, senza di te mi avrebbero sicuramente ripreso.
Mangiarono e bevvero insieme, poi l’uomo d’affari si alzò per andarsene.
– Devo trovare la mia banca.
– Non ci sono banche qui: ho chiesto anche ai miei conoscenti e nessuno sa che cosa siano.
– Non importa, troverò la strada da solo.
– Come vuoi. 
Prima di lasciarlo andare, gli porse una giacca e una cravatta – Riprendili pure, non ne ho più bisogno, e poi stanno sicuramente meglio indosso a te.

Ormai il sole era tramontato e qualche punto luminoso nella pianura e sulle colline segnalava che vi erano persone che si stavano preparando a passare la notte all’aperto.
– Devono essere pastori – considerò a voce alta per sentirsi meno solo. – Ormai si è fatta sera e in paese non torno di certo: andrò da loro, forse vorranno ospitarmi.
Scelse il fuoco più luminoso e accelerò l’andatura. Impiegò molto tempo per raggiungere la meta, ma ancora prima che potesse rivelare la sua presenza, il fuoco sembrò aumentare d’intensità e una luce sfolgorante lo accecò.
– Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia. 
A quella voce, comparve una moltitudine di esseri celestiali che lodava Dio e diceva: – Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini che egli ama!
Rimase stordito a lungo. Riuscì a muoversi solo quando i pastori si furono alzati ed ebbero spento il fuoco. Li vide poi avviarsi nella direzione indicata loro dall’apparizione.
– Se sta per nascere un Salvatore, forse è proprio da lui che devo recarmi. Chissà, forse saprà dirmi dov’è la mia banca.
Raccolse la sua borsa e il suo ombrello e si rimise in cammino. Ben presto non fu più solo: numerose persone provenienti da ogni direzione avevano creato un corteo nel buio della notte, rischiarato da una stella incredibilmente luminosa.
– Il mondo è pieno di gente che vuole essere salvata – commentò.
– Ciao! – gli disse all’improvviso un bambino che non aveva visto avvicinarsi.
– Salute a te – gli rispose allegramente.
– Grrr… grrr… grrr…
– Basta, Pepe! Basta! Non essere maleducato.
– Lascialo fare – lo fermò bonariamente l’uomo d’affari. – Ormai le mie scarpe sono ridotte proprio male.
– Anche tu stai andando alla stalla?
– Sì, ho smarrito la strada per la mia banca… forse lì troverò finalmente qualcuno che saprà dirmi cosa devo fare.
– Anch’io vado alla stalla, vuoi fare la strada con me? – gli propose il bambino.
– Certo! – acconsentì e non si sentì più solo.
Il percorso fu breve e senza preoccupazioni. Si fermarono quando giunsero nei pressi di una misera capanna, dove si erano raccolte molte altre persone.
– Dov’è il Salvatore? – chiese subito l’uomo d’affari alla prima persona che incontrarono. – Ho bisogno di lui.
L’uomo gli indicò l’interno della stalla. Tra un asino e un bue, in una mangiatoia, giaceva un bambino fragile e indifeso. Un uomo e una donna, forse il padre e la madre, lo fissavano estasiati.
Entrò senza far rumore e si chinò presso la mangiatoia. In qualsiasi altra occasione avrebbe considerato veramente sciocco rivolgersi a un neonato, ma era così stanco e senza altra speranza che parlò ugualmente.
– Sto cercando la mia… – iniziò, ma la voce gli si spense in gola prima che avesse finito la frase.
La giovane madre lo guardò e gli rivolse un sorriso lieve, come d’invito a continuare.
Con un moto di sollievo, si allentò la cravatta e continuò il suo discorso.
– Sto cercando da tempo la strada giusta, la mia strada… ma adesso sono confuso e non so più quale sia.
Proprio in quell’istante si udì un coro di voci celestiali alle quali il neonato rispose con un gridolino e agitando braccia e gambe.
L’uomo d’affari si alzò e uscì dalla stalla. Raggiunti i suoi nuovi amici, si appoggiò stancamente a un albero.
– Hai trovato quello che cercavi? – gli chiese il bambino, mentre il cagnolino aveva ripreso a rosicchiargli le scarpe.
Allargò le braccia e rispose: – Il mondo è pieno di cose… – ma si interruppe. 
Sospirò profondamente e con un gesto cancellò la stupida frase che stava per dire. Quindi indicò la mangiatoia e continuò con più convinzione: – Non so cosa sia successo, ma adesso ho il cuore più leggero e tutte le preoccupazioni sono scomparse. 
– Hai trovato la strada per la tua banca?
– Sono sicuro che quel bambino è nato anche per me. Lui è la mia strada.

– Papà! Papà! Vieni a vedere!
– Cosa c’è, Matteo?
– Guarda lì! Vicino alla mia statuina e a quella di Pepe! – gli rispose puntando un dito verso il presepio.
– Roba da non crederci: il mio uomo d’affari! Chi l’avrebbe mai detto! Ma com’è ridotto… Mi piacerebbe proprio sapere come ha fatto a finire nel presepio. Pepe, ne sai nulla tu?
Il cagnolino scodinzolò titubante, ma fu subito rassicurato da una carezza del padrone che poi si girò verso il presepio per togliere quella statuina così fuori posto. 
Matteo però lo trattenne.
– Lascialo, papà! Non vedi com’è soddisfatto? Secondo me si trova benissimo in questo presepio.
– Ma non avevi detto che era una schifezza? Comunque, se proprio insisti…
Dopo aver guardato con attenzione la sua statuina, aggiunse: – In effetti, così conciato non sembra nemmeno un uomo d’affari con giacca e cravatta in cerca della sua banca.

 

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