Racconto per il Natale di Dino Ticli: seconda parte

di Redazione 0

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Abbiamo iniziato a raccontarvi la storia inedita di Dino Ticli dal titolo La strada giusta. Vediamo adesso come va a finire il racconto natalizio:

– Lo sapevo: è tardissimo – brontolò dopo aver dato un’occhiata all’orologio. Quindi si diede un’aggiustatina alla cravatta e fece per avviarsi, ma si arrestò immediatamente. – Dove sono? – si chiese preoccupato, notando il terreno arido e sabbioso tutt’intorno a lui.
Pensò a lungo per trovare una spiegazione logica a quel problema, com’era abituato a fare da sempre. Scartò tutte le soluzioni finché non gliene rimase una sola: – Devo essere rimbambito! Non può essere diversamente, altrimenti perché alla fine di dicembre mi trovo da solo su questa spiaggia?
Alcune palme e qualche albero sconosciuto contribuirono ad aumentare la sua confusione. 
Ma non si perse d’animo. – Troverò qualcuno che mi indicherà la strada giusta! Andrò in quella direzione – disse risoluto indicando a se stesso una zona dove gli alberi sembravano farsi più fitti.
– Ehilà, signore! Sì, dico a lei.
Un giovane che guidava con un bastone un piccolo gregge di capre, si fermò al richiamo.
– Senta, credo di essermi perso.
Il pastore lo guardò attentamente e un sorriso trattenuto a stento gli si disegnò sul volto.
– In pratica non so nemmeno come sono capitato qui… ehi! Ma che razza di vestiti indossa? – sbottò osservandolo meglio. – Non è mica carnevale…
Quindi assunse un’espressione perplessa, e infine commentò ad alta voce: – Mi sa che sono finito in Arabia…
Ma l’uomo, che era riuscito a resistere fino a quel momento, come tutta risposta scoppiò in una sonora risata, incontrollabile e sgarbata.
– Non ho detto nulla di spiritoso! Stavo solo cercando di capire… Insomma! La smetta di ridere: non ho tempo da perdere e sono già in ritardo.
Il giovane non gli diede retta e, senza nemmeno rispondergli, spinse le sue capre in direzione delle colline scosso da risa continue.
– Il mondo è pieno di gente poco seria! – fu il suo unico commento, quindi si riavviò.
Era stanco, sudato, demoralizzato e la sete lo stava torturando già da tempo, quando intravide un pozzo in mezzo a un piccolo gruppo di palme.
Una donna aveva già riempito una giara e si accingeva a fare lo stesso con la seconda.
– La prego, le chiedo solo due cose: un’informazione e soprattutto un po’ d’acqua.
La donna si coprì immediatamente il volto.
“Sì, devo essere proprio in Arabia” pensò notando quel gesto.
In realtà la donna non voleva mostrarsi sgarbata e aveva così coperto il sorriso che le era comparso sul volto.
– Beva pure – lo invitò porgendogli la brocca.
L’uomo bevve avidamente e non si preoccupò dell’acqua che scendendogli sul volto gli stava bagnando giacca e camicia.
– Cosa voleva sapere da me?
– Credo di essermi perso.
– Da dove viene?
– Io vengo da…
Buio completo: non sapeva cosa risponderle! Un vero dramma per uno come lui che aveva una risposta a ogni domanda. Perché non gli aveva chiesto come investire al meglio i propri denari?
– Non si sente bene?
– Sì, ma… sto cercando la mia banca!
Ecco, quella era la risposta giusta. Non c’erano più dubbi: doveva recarsi presso la sua banca dove tutto sarebbe tornato normale.
– Cos’è una… banca?
Caspita! Possibile che in Arabia non sappiano ancora cos’è una banca? E adesso come faccio a spiegarglielo?
– Un edifico dove tanta gente lavora ai computer, dove circola molto denaro, dove si fanno investimenti e… oh insomma! È possibile che lei sia così ignorante? – sbottò alla fine osservando il volto perplesso della donna.
– Io sarò ignorante, ma non sono maleducata! – ribatté offesa. – Avrei avuto molte ragioni per ridere di lei, ma non l’ho fatto.
– Ridere di me? Nessuno si è mai permesso.
“A parte quel villanzone di un pastore” pensò.
– Stento a crederle vedendo com’è conciato. Perché non mi spiega che cosa sono quelle cose che indossa?
– Una giacca di sartoria, una camicia di cotone, una cravatta di seta, un paio di…
Un paio di niente! Ecco perché ridevano di lui: al posto dei pantaloni aveva una strana gonna a pieghe! Le scarpe poi… erano tutte sbrindellate! Forse colpa della sabbia e dei sassi del deserto.
– Ha ragione, ma non posso mica togliermela – disse indicando la gonna: – rimarrei in mutande.
– Mutande? Che cosa sono le mutande?
– Senta, prima che diventi matto, sia così cortese da indicarmi la strada per la mia banca – la invitò secco.
Ma la donna raccolse in fretta le sue cose e si allontanò di corsa senza rispondergli.
– Il mondo è pieno di ignoranti! – fu il suo unico commento.
Camminò ancora a lungo, riparandosi col suo ombrello dai cocenti raggi del sole.
– Mi avevano assicurato che queste scarpe sarebbero state comodissime e indistruttibili – brontolò guardando come si erano ormai ridotte. – Forse però non pensavano a una lunga marcia in questa pianura desolata.
Una carovana di cammelli e molti uomini lo distrasse da quei pensieri.
– Signori, vi prego di non ridete di me. Vengo da molto lontano e sono vestito come si usa dalle mie parti – li anticipò appena li ebbe raggiunti.
– Anche noi siamo stranieri e, come vede, i nostri vesti lo rivelano – gli rispose bonariamente un vecchio uomo dal volto solenne.
Poi ordinò a uno dei suoi uomini a disporre un tappeto in terra.
– Si sieda con me a bere e mangiare qualcosa.
L’uomo d’affari accettò l’invito ben volentieri.
– Vede, sto cercando la mia banca – disse alla fine del pasto.
– Siamo tutti in cerca di qualcosa.
– Anche lei ha perso la sua banca?
– No, e non so nemmeno che cosa sia una banca; io sto cercando una stella che cambierà la mia vita.
– Una stella del cinema, immagino – sorrise ironico l’uomo d’affari.
– Lei parla davvero in modo strano. Da dove viene?
Ecco, ancora quella domanda! Comunque, non volendo mostrarsi sgarbato, rispose a caso: – Vengo da nord.
– Da nord – ripeté pensieroso il suo ospite. – Non è mai venuto nulla di buono da nord.
“Lo sapevo: ho sbagliato risposta” pensò deluso l’uomo d’affari.
– Non si offenda: mi sto riferendo ai presagi. Vede, io sono astrologo, negromante e indovino e le stelle mi hanno sempre mandato brutti segni da nord.
– Io credo solo ai numeri e alle statistiche, non certo a queste baggianate… – ribatté prima di mettersi una mano sulla bocca per non fare uscire altre parole sgarbate.
“Tutta colpa del sole che mi ha cotto il cervello.” – considerò subito dopo. 
Se avesse potuto, si sarebbe preso a sberle: adesso il mago non lo avrebbe più aiutato di certo.
– Cosa vuol dire “baggianate”? – gli chiese invece quello senza nemmeno scomporsi.
– No, vede, io sono abituato a trattare affari e ho difficoltà a credere alle profezie delle stelle.
– Ah, è un mercante… e allora dovrebbe sapere che le stelle e le arti magiche potrebbero aiutarla a migliorare i suoi affari.
Batté le mani e uno dei suoi servi gli portò un piatto di metallo e alcune piccole bottiglie di vetro colorato.
– Versi un po’ di questo liquido nel piatto – lo invitò.
– Io veramente non ho molto tempo… sto cercando la mia banca.
– Me l’ha già detto, ma adesso obbedisca.
La voce non ammetteva repliche e allora versò. Bastarono poche gocce per far balzare in piedi il vecchio mago.
– Lei… lei… viene da nord…
– Bella scoperta, glielo detto io un attimo fa – mormorò sottovoce l’uomo d’affari.
– Ma il suo passato… non esiste! Lei è un uomo senza passato!
Lanciò quindi alcune grida rauche e pochi istanti dopo la carovana fu pronta a partire.
– Lei sta cercando la cosa sbagliata – gli rivelò infine e riprese il suo cammino lasciandolo solo nel deserto con un otre d’acqua.
– Il mondo è pieno di matti! – esclamò l’uomo d’affari quando se ne furono andati. Poi si scrollò la sabbia di dosso, raccolse l’otre e riprese a camminare, ma il suo umore era pessimo.
– Non so più cosa fare: perderò il mio lavoro se non ritrovo presto la mia banca!
Camminò ancora a lungo, finché alcuni rumori, quasi grida d’aiuto, gli comunicarono segni di vita subito al di là della collina più vicina.
– Cosa le è successo? – chiese a un uomo disteso per terra, e per farlo riprendere più in fretta gli fece bere un po’ d’acqua dell’otre.
– Sono stato aggredito dai briganti. Stavo portando dei regali a mio cugino al villaggio qui vicino.
– Non si affatichi troppo.
L’uomo bevve ancora e riprese a parlare. – Mi hanno rubato tutto, anche l’asino e i vestiti.
Si sollevò seduto e si appoggiò a una pietra.
– Ma lei, con quegli abiti, da dove viene?
L’uomo d’affari sbuffò; avrebbe voluto rispondergli che erano fatti suoi e che era stufo di tutte quelle domande: aveva bisogno di risposte, non di domande!
– Non si offenda, ma temo che stia rischiando anche lei: quei vestiti bizzarri attireranno sicuramente i briganti e la ridurranno come me.
– Il mondo è pieno di ladri! – commentò l’uomo d’affari a voce alta.
– Come è vero… però ci sono anche tante brave persone come lei.
– Tenga la mia giacca: forse non le piacerà ma la riparerà dal sole cocente.
Poi gli bendò la ferita alla fronte con la cravatta.
– Vede, sto cercando la mia banca… lei può aiutarmi?
Forse per non offenderlo o per cercare di ricambiarlo in qualche modo, l’uomo gli rispose di sì.

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